Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995): Meditazioni su alcuni santi del calendario

21 gennaio: Sant'Agnese

imgNota di Massimo Introvigne: Sant’Agnese (293-305), di cui ricorre la festa il 21 gennaio, fu martirizzata a Roma all’età di dodici anni. Plinio Corrêa de Oliveira parte dalla lode al martirio di Sant’Ambrogio (339-397) nel suo “Sulle vergini” per una meditazione. L'immagine è la versione barocca del Domenichino (1581-1641) della scena del martirio.

Il commento di Sant’Ambrogio su Sant’Agnese ha un valore letterario che è insieme profondo è molto bello, perché è composto di contrasti. Attraverso l’uso sapiente di questi contrasti Sant’Ambrogio arriva ai punti che vuole sottolineare.

In primo luogo c’è il contrasto fra l’età di Sant’Agnese e il martirio. È troppo giovane per essere condannata a morte: a dodici anni nessuno merita una tale punizione. E tuttavia è già pronta per la vittoria. Una persona che non è matura quanto agli anni lo è tuttavia dal punto di vista della vittoria. È la sua gloria. L’immaturità degli anni e la maturità della virtù.

C’è un secondo contrasto: non è pronta per la battaglia, eppure è pronta per la corona. Una ragazzina di quell’età non è in condizioni di combattere, eppure vince il più grande di tutti i premi: la corona del martirio.

Terzo contrasto: è così giovane che è ancora affidata alle cure di un tutore. Il diritto romano non la considera capace di autogestirsi. Tutti i presenti la ammirano perché è una testimone di Dio, anche se è una minorenne che non potrebbe essere testimone di nulla in un tribunale. In un processo la sua parola non avrebbe valore. Ma la sua difesa di Dio ha un valore che impressiona chiunque la ascolta.

Inoltre vi è il contrasto che si può vedere nella scena finale del martirio. Avanza con gioia e il suo passo è senza esitazioni mentre si dirige verso l’esito da cui tutti naturalmente fuggono.

Ancora un contrasto: il suo ornamento non sta tanto nella perfezione delle trecce messe a posto con ore di artifici ma piuttosto in Gesù Cristo. Gesù è il vero ornamento, la vera bellezza dell’anima che gli si è consacrata.

Ancora: non è coronata di ghirlande di fiori come le altre ragazze romane dell’epoca, ma di purezza. Questa purezza splende, e già circonda il suo capo di una sorta di aureola.

Ci sarebbero ancora altri contrasti. Tutti piangono vedendo che una ragazzina sta per essere uccisa. Ma Agnese non piange. È un contrasto glorioso: ha sete di Paradiso, non di questa Terra. Tutti si stupiscono nel vedere che è pronta a rinunciare a una vita che è appena cominciata. Agnese sacrifica la vita come se l’avesse già a lunga vissuta e goduta in pienezza.

Ma qual è la ragione per tutti questi contrasti? Sant’Ambrogio vuole sottolineare che nel suo martirio c’è qualcosa di inusuale. Sarebbe naturale per Agnese fare il contrario di quello che sta facendo. La forza con cui agisce va al di là della natura. Può venire solo dallo stesso Autore della natura. Dove c’è qualcosa che trascende la natura, lì c’è Colui che della natura è autore. Dio si rivela nella santità di Agnese e nel miracolo della sua morte.

Agnese avanza e china il capo. Vede il boia tremare come se fosse lui il condannato. Ma lei – la vera condannata – è calma e coraggiosa.

La mano del boia trema, il suo volto è pallido. Teme per un’altra persona, mentre la ragazza non trema per il suo pericolo. Il boia ha quasi paura di usare gli attrezzi del suo mestiere. Ma Agnese non ha paura del boia.

In una sola vittima, afferma Sant’Ambrogio, c’è un doppio martirio, della castità e della religione. Sant’Agnese, vergine e martire. Così recita il magnifico commento di Sant’Ambrogio su Sant’Agnese.

 




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