[Traduzione di Massimo Introvigne]
Ho visitato la casa di San Giuseppe Benedetto Cottolengo (1786-1842) e ho visto la camera dove gli appariva la Madonna. Ho anche visitato a Torino la Piccola Casa della Divina Provvidenza, che è davvero una città della sofferenza e del dolore. Lì si riceve ogni tipo di malati e tutti sono trattati con amore. Ricordo che mi commosse la visita alla sezione degli epilettici gravi. La carità della Chiesa nell’assistere questi poveretti è particolarmente toccante, e mostra quanto seriamente la Chiesa consideri ognuno dei suoi figli e fin dove sia disposta a spingersi per prendersi cura di loro. San Giuseppe Benedetto Cottolengo fondò numerose congregazioni – quattordici –, alcune per assistere i malati nella Piccola Casa e altre contemplative per sostenere le prime con le loro preghiere.
Insieme alla sua grande carità la caratteristica principale di San Giuseppe Benedetto Cottolengo era la fiducia nella Divina Provvidenza. Non sarebbe mai andato a dormire avendo nei cassetti della sua istituzione denaro non speso per i bisognosi. Se lo colpiva l’insonnia si diceva: “Da qualche parte qui deve restare qualche moneta”. Andava a cercare le monete, scendeva nelle strade e le distribuiva alle prime persone bisognose che incontrava. Quindi tornava a casa e dormiva in pace con se stesso. Si comportava così perché, diceva, la Madonna non voleva che tenesse denaro in casa quando avrebbe potuto darlo ai poveri – e, se ce n’era, non riusciva a dormire.
Qualcuno una volta mi raccontò che San Giovanni Bosco (1815-1888) disse a San Giovanni Benedetto Cottolengo: “Reverendo, se proprio non sa a chi dare il suo denaro, lo dia a me e penserò io a conservarlo”. Se è vero, rivela una magnifica antinomia nel modo in cui Dio orientò due grandi santi che vivevano nella stessa città e si conoscevano, domandando a ciascuno dei due una forma di perfezione che non richiedeva all’altro. Ma quello che è certamente vero è che, sebbene Dio avesse chiesto a San Giuseppe Benedetto Cottolengo di non tenere riserve di denaro, non gli mancarono mai i fondi per l’opera che Dio stesso gli aveva chiesto di compiere.
Questa fiducia estrema nella Divina Provvidenza è davvero impressionante. La Madonna rispose alla fiducia del santo con una generosità a sua volta estrema, dandogli non solo i mezzi per conservare quanto aveva fondato ma anche per espandere la sua opera fino a farla diventare una delle grandi istituzioni della Chiesa.
La fiducia estrema del santo dev’essere praticata anche da noi: ne abbiamo spesso bisogno. Al servizio della Chiesa e della Contro-Rivoluzione spesso ci si chiede di realizzare compiti che appaiono a prima vista impossibili. Quando ce lo chiede Nostra Signora, dobbiamo andare avanti con la certezza che ci aiuterà a raggiungere lo scopo. Questo è il contrario del naturalismo moderno che ci chiede di pensare anzitutto al denaro e ci induce a non essere generosi perché il denaro, ci dice, è sempre meglio tenerselo.
Naturalmente non è naturalismo operare con prudenza e discernimento, e chiederci di fronte a una circostanza concreta se è veramente la Madonna che nella vita ci chiede di esercitare quella fiducia estrema nella Provvidenza di cui San Giovanni Benedetto Cottolengo fu esempio. Per esempio, non dobbiamo in circostanze normali imitare il santo e rifiutarci di dormire se non abbiamo distribuito tutto il nostro denaro ai poveri. Era santo anche Don Bosco, il quale pensava che fosse del tutto giustificabile, e si sentiva più tranquillo, mettendo da parte del denaro per i futuri bisogni della causa cattolica. Ma ci sono occasioni in cui il discernimento ci dice che davvero è il momento della fiducia eroica nella Provvidenza, e in queste possiamo e dobbiamo seguire il santo esempio del Cottolengo.